Florida vibes | diario di viaggioRacconto in ordine sparso dei dieci giorni passati tra Miami, Isole Keys e Florida del sud

Pensieri sparsi come polvere di caffè sul lavandino, la moka che borbotta poco distante e gli occhi che stentano ad aprirsi sul mondo.
Pensieri disordinati come i miei capelli crespi e annodati, la treccia fatta la sera scorsa si è sciolta col primo sogno.
Pensieri lontani come un sogno, per l’appunto, quando la mattina ti ricordi le immagini che hai appena vissuto ma dopo poco rimangono solo le emozioni appiccitate sulla pelle e un profumo di ultraterreno che può solo essere ricondotto a ciò che è stato ma adesso non è più.

FLORIDA VIBES | DIARIO DI VIAGGIO

Mi sono ritrovata a sognare Miami spessissimo nelle ultime settimane: le strade, le persone, le situazioni accadute e quelle che sarebbero potute succedere.
Chissà perchè non tutti i viaggi sono uguali: ci sono quelli che ti scappano dagli occhi, che rigetti sugli altri come se i ricordi ti stessero scoppiando in testa e tu non potessi custodirli un instante di troppo e poi ci sono quelli che tieni per te e che alla domanda “cosa mi racconti?” la mente vaga senza trovare una risposta sensata.
I miei dieci giorni tra Miami, sud della Florida e isole Keys sono diventati fumosi non appena tornata a casa e io non sapevo proprio da che parte iniziare per far ordine e raccontare. Che poi, far ordine non è il mio forte: nell’armadio, in casa o in testa poco importa. Eppure quel pezzetto di vita vissuta oltreoceano si è palesato in maniera così prepotente che, una mattina al mio risveglio, quasi credevo di trovarmi ancora lì, a pochi passi dalla finestra che dava su Ocean Drive a Miami Beach.
Pensieri disordinati, profumi e sensazioni che si attaccano addosso e non puoi scrollarli via e non sai spiegare cosa sono ma sono lì, a ricordarti che un certo tempo è esistito e non si può cancellare.

Key West tshirt

Potrei raccontare tante cose, e lo farò: in ordine sparso e confuso, a questo giro va così.
Come quella mattina di metà Novembre in cui abbiamo noleggiato le biciclette e abbiamo pedalato su Ocean Drive e la mia bicicletta doveva avere qualcosa che non andava nei rapporti e pedalavo, pedalavo come una matta ma quasi stentavo a muovermi e pensavo di aver dimenticato come si va in bici, e giù a ridere.
Oppure come quando siamo andati in spiaggia a Miami Beach ed era l’unico giorno di nuvole e vento e non ci si poteva stare e allora abbiamo fatto un giro per Miami beccandoci un acquazzone clamoroso che quasi non si vedeva da qui a lì. Un giorno siamo stati al quartiere cubano di Miami e si è aperto un mondo: cafecito e pastelitos come filosofia di vita e l’anziana proprietaria della pasticceria che si era innamorata di Simo, lo chiamava mi amor e a me non calcolava di striscio. Incredibile come in una città simbolo degli Stati Uniti come Miami tutti parlino spagnolo come prima lingua: negli alberghi, nei negozi, nei ristoranti e in tutti i quartieri. Partono con un hola como estas e sentendo dall’altra parte una controrisposta in inglese, mettono da parte lo slancio iniziale e attaccano con la lingua che probabilmente odiano come poco altro al mondo, glielo leggi in faccia. Ecco, se uno pensa di allenarsi con l’inglese a Miami ha sbagliato tutto. E poi una sera, la stessa sera del temporale estivo, siamo andati nella stessa strada dove Kat Von D animava il docu-reality Miami Ink e poco lontano abbiamo mangiato questo hamburger strepitoso insieme a una manica di persone poco raccomandabili ma bisogna dirlo, sanno dove mangiar bene. Quando siamo andati nelle Everglades ci siamo fermati a fare colazione in questa tavola calda che non faceva cappuccini ma solo caffè americano e al mio coffee with milk, more milk than coffee please mi sono vista arrivare una tazzona piena fino all’orlo di caffè scuro e una mini ciotolina di latte in accompagnamento e ho riso da sola per tipo mezz’ora, la prossima volta è meglio se glielo dico in spagnolo e non in inglese. E poi sulla strada per le Everglades era in atto uno di quei svuota cantine che si vedono spesso nei telefilm: garage aperti e montagne di cose disposte più o meno bene ad occupare tutto il giardino antistante la casa, so che dovrei lasciare i clichè a casa ma ero felice come una bambina al grido di ma allora succede davvero così e non solo nei Simpsons. Le Everglades sono una trovata commerciale, è vero, ma mi sono divertita come non mai a fare il giro della palude sull’airboat per avvistare coccodrilli. I centri commerciali sono qualcosa di incredibile: entri perchè devi ritirare al bancomat e quello è il più vicino e non esci prima di un paio d’ore perchè ti perdi e non sai più dove hai la macchina. Le isole Keys sono pazzesche: circa tre ore di macchina da Miami e questo è uno di quei casi in cui il tragitto conta tanto quanto la destinazione perchè le isolette sono tantissime e a volte sono grandi abbastanza per accogliere la super strada US1 ma nulla di più, nemmeno un centimetro di troppo. Il tramonto di Key West da Mallory Square è una di quelle cose da turista al 100% e nonostante io preferisca di gran lunga le cose da gente del posto, lo spettacolo vale l’attesa. Andare a Key West a fine Novembre significa girare in pantaloncini e infradito e vedere alberi di Natale e festoni ad ogni angolo di strada. E poi verso la fine del viaggio abbiamo provato l’ebbrezza di prendere una multa, andare a pagarla nell’ufficio preposto e passare una giornata intera in aeroporto perchè non risultavamo sul volo del ritorno.

Quanta vita racchiusa in pochi giorni, quanta vita che aspetta solo di essere vissuta.

[…] e mi bastava ripetere quelle azioni per illudermi di essere un’abitante del luogo.
E’ ridicolo, lo so, però riuscivo a mettere da parte il mio passato e a concentrarmi solo sul presente.
Credo che sia questo il bello del viaggio.
Banana Yoshimoto

Outfit a Key WestPrimo piano a Key West Florida vibes

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