Sabato.
Tra valigie ancora da disfare e partenze programmate last minute e disdette altrettanto veloci, mi perdo.
Foto e parole si intrecciano, la voglia di raccontare è tantissima ma ho imparato l’importanza dell’attesa, quella dolce pausa sospesa nel tempo e nello spazio dove tutto esiste e tutto trova un ordine nonostante l’accavallarsi di momenti ed esperienze.
La storia della mia California parte qua, parte adesso.
Nonostante i giorni siano passati numerosi, nonostante un primo timido assaggio di San Francisco.
Ho deciso che questi non saranno articoli utili, I am sorry.
Il mio diario di viaggio è e sarà più un insieme di emozioni, un caleidoscopio di cose belle.
Annotazioni a piè di pagina, scarabocchi disordinati ai lati di una foto, scontrini e ricevute e cartoline.
Quella sensazione di vita, vita vissuta che solo un viaggio assaporato dall’inizio alla fine può darti.
La prima sensazione che ho incisa nella mente è quella del sole della California.
Un sole caldo e disperato, di quel sole che non ti lascia tregua e non c’è riparo perchè il suo calore ti segue, si insinua nell’asfalto e si aggrappa alle fessure dell’anima.
Il cielo, appena velato, picchiettato di nuvole di zucchero filato; tanto cielo così l’ho visto per la prima volta nella mia vita appena messo piede in California.
Una tela azzurrognola estesa per trecentosessantagradi o poco ci manca, la terraferma che si estende in piano e poche alture a spezzare il disegno nel quale la vista si perde: se chiudo gli occhi, lo vedo ancora.
Le strade, larghe – larghissime, di quelle strade che ci passa un translatantico e capisco finalmente il perchè di queste automobili lunghe da qui a laggiù.
I cartelli segnano posti nuovi, le uscite per San Francisco si susseguono, un cartello ci avvisa che siamo sulla Highway 01: per di qui sempre dritto si arriva a Los Angeles, per di qui sempre dritto inizia l’avventura.
Avete presente quella sensazione di pura euforia, gli occhi non sanno dove guardare, la testa gira a destra poi a sinistra poi ancora a destra, la bocca si schiude in un sorriso e non ci sono parole da dire?
Ecco, è qui che inizia davvero il viaggio, è qui che inizia il #Californiaonyourown.
Il panorama scorre veloce dal vetro del finestrino e io se solo si potesse vorrei scendere e camminare lato strada, non mi importa se davanti ho ancora trenta miglia da percorrere.
Tutto è diverso, che banalità da scrivere ma dovevo precisarlo.
Tutto è diverso e io non vedo l’ora, di cosa di preciso non lo so, solo che non vedo l’ora di vedere tutto ciò che c’è da vedere, visitare tutto quello che si può visitare, assaggiare tutto ciò che si può mangiare e così via.
Semplicemente: non vedo l’ora di vivere, vivere appieno, vivere tutto.
Pacifica. Prima ancora di googlare questa località avevo in mente un’immagine, una di quelle immagini belle che sono custodite in qualche cassettino della memoria senza ben sapere come ci siano finite.
Mi piace credere che certe situazioni esistano prima ancora che si palesino, che certi posti siano già un po’ miei ancor prima di metterci piede e che certe emozioni che mi fanno battere il cuore siano lì, assopite in attesa di entrare in scena.
Una sorta di destino, un filo rosso che mi lega indissolubilmente a ciò che è fatto per me anche se ancora non lo so.
La brezza dell’Oceano, le onde lunghe, il pontile animato da qualche anima solitaria, i locali alla Happy Days.
I ritmi lenti di una cittadina di mare, la comodità di essere vicini a San Fran con una dose di stress in meno: la frenesia lasciamola alla metropoli.
I piedi scivolano e si appiccicano sulla strada lastricata che porta dal parcheggio all’albergo: l’aria salmastra arriva fino a qui, scompiglia i capelli e scuote il corpo messo a dura prova dal jet lag.
La vicinanza della nostra stanza all’Oceano è incredibile: il panorama è qualcosa da lasciar senza fiato e il rumore delle onde è l’unica voce che vorrei sentire sempre, chi ha detto voglio una vita vista mare aveva capito tutto.
Questo è stato il primo giorno in California: il giorno del viaggio, dell’arrivo in albergo e dei primi battiti di cuore californiani.
Questo non sarà un post utile, come trovate scritto qualche riga sopra, ma qualche precisazione e ringraziamento è d’obbligo: ho volato con Air Berlin, destinazione San Francisco, facendo scalo prima a Vienna e poi a Dusseldorf.
Direttamente in aeroporto abbiamo fatto tappa da Alamo Rent a Car dove abbiamo ritirato il nostro mezzo di trasporto, una Chrevolet Impala modello berlina.
A Pacifica abbiamo soggiornato in questo albergo fenomenale grazie all’ospitalità di Best Western: una seconda casa, davvero.
E grazie di cuore a Master Consulting FL e Visit California per aver reso tutto possibile.
Il resto lo lascio alle foto, il racconto prosegue prestissimo. ♥
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