Prendi una domenica uggiosa e tetra, di quelle da passare sul divano con una tazza di caffelatte e la Katy accoccolata sulle mie gambe che fa le fusa.
Una domenica di quelle che non-esco-manco-morta e mollettone in testa è un must have.
Una domenica che gli occhiali da vista servono per mascherare la faccia senza trucco e il maxi pigiama con le nuvole e gli arcobaleni diventa l’outfit più cool che possa esistere.
Ecco, prendi una domenica così e capovolgi le aspettative: un pranzo frugale e via in macchina, l’amica di una vita e da una vita seduta accanto a te mentre percorrete l’autostrada verso la grande Milano.
American Idiot: dal cd alla rappresentazione teatrale
Non sarà più un segreto che io sia cresciuta a pane e Green Day (permettetemi quest’espressione!), che i muri della mia camera fossero tappezzati di foto del trio di Berkley e che abbia imparato l’inglese grazie ai loro testi, studiati a memoria che nemmeno le poesie alle elementari.
Voi credete nel potere della musica? La musica come miglior medicina, capace di arrivare laddove tutto fallisce.
Ci sono stati momenti in cui mi sono aggrappata alla musica con tutte le mie forze, momenti in cui tutto sembra difficile e solo appoggiando le cuffie alle orecchie sembra possibile ritrovare la pace.
American Idiot il musical sbarca in Italia
“Tatiana ti va di assistere al musical American Idiot e di raccontarci le tue impressioni?”
Ok dai, immaginate la mia espressione.
Ricordo ancora quando andai a comprare la mia copia di American Idiot: un’adolescente con i capelli tinti di rosso, i jeans strappati e le Converse nere.
Ricordo l’energia di ogni singola nota, di ogni singola parola.
Ora, prima che si possa pensare che questa sarà una recensione di parte, doverosa risulta questa premessa: ho assistito allo spettacolo con una mia cara amica che non è decisamente una fan dei Green Day come la sottoscritta. E proprio lei ne è uscita entusiasta. Vorrà dire qualcosa? 🙂
American Idiot – il musical è la rappresentazione teatrale dell’opera rock dall’omonimo nome che, attraverso le tracce dell’album, narra la storia di tre ragazzi che decidono di lasciare la periferia per trasferirsi in città con un bagaglio di sogni e aspettative pronto a infrangersi davanti alla cruda realtà.
Attraverso temi quali l’apatia sociale, la negazione delle responsabilità, la dipendenza da sostanze stupefacenti e il patriottismo, American Idiot fa riflettere sulle cose veramente importanti della vita e il finale, cantato sulle note di Good Riddance – Time of your life, è un inno alla rinascita che deve basarsi sulle esperienze pregresse per fare in modo che essa stessa abbia un’attuazione.
Tutt’altro che banale, tutt’altro che superficiale: American Idiot fa riflettere dall’inizio alla fine e, al contrario di quanto possa sembrare, si esce dal teatro con qualcosa in più che non soltanto i trascinanti motivetti nelle orecchie.
Con la speranza che gli spettacoli vengano presto riprogrammati (ahimè l’ultimo è stato messo in scena domenica 12 Febbraio!), vi lascio alle foto ufficiali (credits Giovanna Marino). E’ mattina, vado ad allenarmi in palestra con la playlist che inizia così: “don’t wanna be an American Idiot?”
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